Lavoro e resilienza: come vincere le nuove sfide –
Incredibile come sia cambiata la vita di tutti noi in questi ultimi tre mesi. Come siano cambiate le nostre piccole e importanti abitudini, manie, attenzioni. Tutto è stato stravolto, inglobato in sentimenti misti a dubbi, speranze, paure e fiducia in noi stessi e negli altri. E la questione lavoro? Chi si è ritrovato a casa senza più una fonte di reddito, chi in cassa integrazione e chi invece, più o meno agevolmente, ha continuato a lavorare da casa, grazie all’ausilio della tecnologia.
Per molti, nonostante tutto, prevale questo adagio: le nostre solide ginocchia si sono piegate, compresse, strette durante e dopo la rapida caduta, ma non si sono rotte. Siamo rimasti in piedi.
E che dire rispetto alla più realistica delle evidenze?
Repentine trasformazioni ci hanno resi spettatori di un cambiamento epocale.
Ora, a fronte della tanto agognata ripresa, da spettatori siamo obbligati a divenire concretamente attori in uno scenario ricco di dubbi, incertezze e difficili previsioni. In altre parole, viviamo un momento critico e di grande crisi. Ma è proprio dalle crisi che affiorano nuove opportunità ed è grazie alla volontà di cambiamento che appaiono nuovi orizzonti.
In che modo è possibile mettere in pratica un cambiamento personale per adattarsi al nuovo e diverso contesto ambientale e relazionale? In quale modo può un nuovo atteggiamento essere utile a comprendere le difficoltà oggettive che hanno colpito il mondo del lavoro così duramente?
Un problema, quello del lavoro, che ha generato alta criticità a tutti i livelli, indipendentemente dai settori e dalle stratificazioni gerarchiche.
Ogni persona è chiamata ad affrontare una re-visione delle proprie abitudini, credenze e degli obiettivi personali. Non solo, dobbiamo tutti abituarci all’idea che la dimensione lavorativa non è più quella di qualche mese fa. Bisogna rimettersi in gioco per acquisire nuove competenze, “evolvere” il proprio modo di vivere, relazionarsi e abitare il mondo, abbandonando alcune certezze, oltrepassando la zona di confort per esplorare l’incerto, il nuovo e il diverso.
In altre parole, è richiesto di ritornare a imparare o meglio: imparare ad imparare.
Per far questo ci viene in aiuto il concetto psicologico di resilienza. La resilienza è “la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità”.
Il fine principale del “homo laborans” post-crisi sarà, quindi, quello di orientarsi verso una formazione continua e permanente e cominciare da subito a lavorare sui dubbi e le incertezze emerse da questo brutto periodo.
È evidente che tale presa di posizione comporta umiltà, impegno, fatica e addestramento. Richiede una profonda conoscenza di sé stessi e la capacità di stabilire una nuova forma di equilibrio. In pratica si tratta di divenire persone resilienti. Persone in grado di andare avanti, padroneggiare e indirizzare gli eventi esponendosi a rischi e adattandovisi positivamente. Determinante è fare emergere la capacità di acquisire competenze utili per migliorare la propria qualità della vita e proseguire nel proprio percorso di crescita e realizzazione.
Il momento attuale, mentre si prova a consolidare la ripresa, ha destato grande incertezza nell’ambito lavorativo. Gli stessi luoghi di lavoro stanno attraversando una revisione di significato e perdendo la connotazione classica, e oggi lavorare significa anche restare a casa, connessi attraverso il web con la propria azienda, i collaboratori, i clienti e fornitori. Il posto di lavoro diventa un ambiente “indeterminato” e caratterizzato sempre più dal cambiamento, imponendo così alle persone la necessità di essere flessibili, adattive e in grado di saper gestire positivamente le situazioni stressanti: tutte competenze fondamentali, queste, e richieste oggi ai lavoratori. Trattasi di skill indispensabili per ridurre l’esposizione agli effetti negativi dello stress, favorendo il benessere del lavoratore e dell’azienda e quindi dell’intera organizzazione. Senza dimenticare che il problema dello stress nell’ambito organizzativo, oltre a influire sulle prestazioni e sui risultati personali, è correlato con alti livelli di depressione e ansia.
Gli studi eseguiti sul comportamento dei lavoratori resilienti hanno primariamente l’obiettivo di osservare come essi si comportino in situazioni stressanti. I risultati emersi sono riassumibili in cinque punti.
1) si interessano dei colleghi e fanno gioco di squadra, creando forti relazioni con gli altri;
2) non si prendono troppo sul serio mantenendo una buona dose d’umorismo, con il vantaggio di favorire la promozione di emozioni positive all’interno del gruppo;
3) espandono la propria rete di contatti professionali e personali cosicché nei momenti difficili o di alto livello di stress possano contare su ampie fonti di supporto o guida;
4) hanno la capacità di percepire il loro lavoro come altamente significativo valutando il ruolo ricoperto e le mansioni svolte in maniera positiva;
5) infine si dimostrano persone autorevoli ed etiche comportandosi conformemente ai propri valori e credenze.
La resilienza è pertanto il risultato dell’interazione sistemica tra fattori fisiologici, psicologici e sociali ed è interessante sapere che non è un tratto stabile della personalità. Naturalmente ci sono persone che hanno una migliore attitudine di altre nell’affrontare e reagire agli eventi traumatici o stressanti, ed è altrettanto vero che la resilienza sia una capacità in grado di essere modificata dall’esperienza e che quindi una competenza che può essere appresa.
In che modo si può imparare a essere resilienti?
Esistono alcuni fattori in grado di favorirne lo sviluppo:
- autostima, le persone con una buona opinione di sé sono meno permeabili alle critiche altrui, pertanto meno soggetti a sofferenza e depressione;
- ottimismo, essere positivamente disposti riduce la frustrazione e favorisce il benessere;
- emozioni positive, apprezzando ciò che si possiede invece di focalizzarsi sulle mancanze;
- robustezza psicologica, definita come la capacità di controllo sull’ambiente circostante, impegnarsi e coinvolgersi nelle attività, accogliere le sfide e i cambiamenti con volontà di adattamento anziché sentirsi minacciati;
- supporto sociale, grazie a una rete di amicizie con cui condividere i momenti difficili e alleggerire o liberarsi dalle sofferenze e dal peso interiore.
Concludendo, essere resilienti è una delle competenze di base degli esseri umani, tanto più in un periodo storico ad alto livello d’incertezza come quello attuale. I cambiamenti improvvisi e inaspettati che coinvolgono la dimensione del lavoro contribuiscono a generare situazioni complesse, stressanti e problematiche. Molti di noi sono costretti a sperimentare costantemente tali circostanze, motivo per cui diventa sempre più importante prestare attenzione e interesse all’accrescimento della propria resilienza. È dunque opportuno che l’individuo, inteso come entità singola, e le organizzazioni, si dedichino in maniera adeguata a una formazione in costante sviluppo, analizzando in profondità i mutamenti sociali e culturali, per acquisire saldamente il controllo del proprio presente e del proprio futuro, senza darsi mai per vinti.
Articolo pubblicato su Milanoplatinum
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